giovedì 30 luglio 2009

Un medico criminale: il dottor Navarra

Il consueto appuntamento mensile con un articolo di Storia della Medicina questo mese è venuto un po' in ritardo in vista di numerosi impegni, anche importanti, degli Autori. Gli esami di uno, la Laurea Magistrale dell'altro, hanno levato tempo al nostro bellissimo blog. L'articolo da noi proposto è stato selezionato tra i migliori disponibili on the web che trattasse del dott. prof. Michele Navarra. La scelta di un medico contemporaneo, noto alle cronache per i suoi misfatti, è spunto di riflessione a proposito della grande commistione tra crimine ed alte cariche pubbliche presente nella Repubblica sin dalla sua nascita. In particolare è interessante perché tocca il mondo medico da vicino, sì che il pensiero dominante di molti di noi, e soprattutto dei futuri medici, giovani studenti, è che la scelta di tale professione elevi moralmente ed estranei da realtà che invece ci riguardano eccome. Anche i medici, invece, possono essere brutali criminali. Ancora interessante è come certe realtà, pur essendo forse intuibili, vengano però rese note, o accettate, o confermate alla popolazione sempre dopo, si che in vita queste persone ricevono grandi onorificenze, e solo una piccola minoranza chiassosa li accusa dei misfatti che invece verranno resi noti anni dopo la morte, quando ormai non resta di questi che un vago ricordo.
Ci sembra in realtà di ripetere Tacito, commentando in questo modo.


Michele Navarra (Corleone, 5 gennaio 1905 – 2 agosto 1958) è stato un criminale italiano.
Nato in una famiglia abbastanza ricca (il padre era geometra e maestro), primo di 8 figli, nel 1929 ottiene la laurea in medicina e chirurgia e nel 1930 si trasferì a Trieste in qualità di medico ausiliario. Nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia prestò anche servizio militare e dopo il congedo, avvenuto nel 1942 (poco dopo aver ricevuto la nomina di capitano dell'esercito), tornò nel paese natio dove esercitò la professione medica.
Negli anni Quaranta si legò a Cosa Nostra e divenne in breve tempo il capo indiscusso della famiglia di Corleone.
Dopo la seconda guerra mondiale nel 1947 costituisce col fratello una società di autolinee l'AST Azienda Siciliana Trasporti. Strumentalizzò le evoluzioni della politica regionale e nazionale e cercò appoggi tra i partiti: dopo avere appoggiato inizialmente la causa indipendentista, fece poi confluire i voti prima sul Partito Liberale e poi sulla Democrazia Cristiana.
Il 14 marzo del 1948, dopo un'iniezione fattagli da Navarra, morì Giuseppe Letizia, un pastore di 13 anni, unico testimone oculare del rapimento e dell'uccisione di Placido Rizzotto, il sindacalista eliminato da Luciano Liggio, all'epoca affiliato a Navarra.
Per questo duplice omicidio, per cui comunque non fu mai condannato, venne portato a Gioiosa Jonica (provincia di Reggio Calabria) ma grazie ad influenze politiche dopo pochi mesi poté ritornare a Corleone.
Intorno alla seconda metà degli anni cinquanta Navarra tentò di far assassinare Luciano Liggio che, pur facendo parte del suo clan, stava diventando troppo potente e gli contendeva il ruolo di boss. Infatti, Liggio subì un attentato all'interno di una masseria (si crede fossero presenti anche Riina e Provenzano) ma non si riuscì ad ucciderlo. La vendetta di Lucianeddu non si fece aspettare: il 2 agosto 1958 alle ore 15.30, sulla strada di ritorno da Prizzi a Corleone, Navarra fu massacrato insieme al suo accompagnatore dottor Giovanni Russo, a colpi di mitragliatrici Thompson e Breda mentre era alla guida della sua Fiat 1100 nera.
Finiva l'era di "u patri nostru" e iniziava quella dei cosiddetti "Viddani", che ad oggi, nonostante la cattura di Bernardo Provenzano, non sembra conclusa. I "Viddani" vengono identificati proprio in Luciano Liggio - vero cognome era "Leggio" ma un brigadiere trascrisse Liggio nei verbali dei carabinieri - , Riina e Provenzano: saranno loro a scatenare la seconda guerra di mafia.
Navarra, medico e primario ospedaliero, fu politicamente molto disinvolto, prima simpatizzante separatista, quindi liberale e infine democristiano. Fu insignito del cavalierato della Repubblica nel giugno 1958 dal presidente della repubblica Giovanni Gronchi.

(fonte Wikipedia ITALIA)