L' ultimo appuntamento estivo della nostra Storia della Medicina riguarda un particolare personaggio del mondo medico degli inizi del 900, molto caro per le sue grandi doti professionali ed umane, autore di un bellissimo romanzo autobiografico, La Storia di San Michele, e grande amante di Capri, dove vi lascia una villa spettacolosa, oggi sede di un museo in sua memoria. La scelta cade su questo personaggio sia perché dal suo libro ci lascia intravedere la vita di un medico rispettabile agli inizi del XX secolo, a Parigi e in Italia, nonché informazioni di "cronaca" sulle questioni sanitarie dell'epoca, sia perché ci piace pensare al medico come un personaggio eclettico, amante della natura, dell'arte, della storia, della bella vita.
Il dottor Munthe è svedese, nasce nel 1857, ma studia Medicina a Parigi, città nella quale passa gran parte della sua giovinezza. Rimane molto legato alla sua terra natale, dove morrà ultranovantenne, e di dove ci narra moltissimi aneddoti sulle stranezze delle pratiche mediche lapponi e sulla selvaggità dei luoghi. Deve gran parte del suo successo alla formazione Parigina, che negli ultimi anni dell' 800 era senz' altro una delle migliori del mondo -sono sui maestri Labbè e Charcot- e che lo plasmeranno per sempre nell' interesse verso il lato psicologico del problema medico, cui attribuisce il principale ruolo nel successo medico.
Ma nel suo cuore c' è la selvaggia Capri, che visitò a 18 anni la prima volta, giungendovi a vela, incontrando un' isola molto diversa dall' attuale, dove gli abitanti di Capri non erano mai stati ad Anacapri e viceversa, isola frequentata solo dalle più grandi menti del tempo (Fritz Krupp, Compton Mc Kenzie, Edwin Cerio, Norman Douglas ...), un vero paradiso.
Inoltre un ambiente mite e scenografico come Capri, ricco di flora e fauna, rapirono il suo interesse, essendo oltre che medico un grande naturalista, ed infatti chi oggi visita la sua casa di Anacapri, la villa San Michele, immagina il dottor Munthe non come un medico ma come uno scienziato naturalista, classificatore di tutta la fauna indigena e di quella di passaggio durante le migrazioni.
Nel raccontarci l' esperienza parigina, parla del suo Studio, in casa, in una delle strade più eleganti di Parigi. Allora esisteva il Medico, che si occupava di tutta la medicina interna, ginecologia e pediatria, e poche figure professionali erano specializzate, come lo psichiatra, il chirurgo, il dentista e l' oculista. A suo dire, la maggior parte delle sue pazienti, soprattutto donne nobili di tutta Europa annoiate, sentiva il bisogno della cura del medico, piuttosto che soffrire di un quadro patologico ben definito.
In generale secondo il dottor Munthe il paziente vuole cure sicure e fiducia, non vuole veramente sapere quanto è malato, avrà fiducia nel suo medico come in Dio, è una questione di fede, insomma. Ed allora si trovava a curare soprattutto la "colite", termine generico che indicava un impreciso disturbo alla pancia, dell' apparato digerente. Fa sorridere il fatto che fino a poco tempo prima lo stesso quadro veniva definito come appendicite, finché dagli Stati uniti non si decise che la maggior parte delle Appendiciti erano acute ed andavano operate chirurgicamente. Ovviamente nessuna di queste pazienti soffriva veramente dell'appendicite come la conosciamo oggi.
Della Lapponia ci racconta invece di tecniche più vicine alla Magia che alla Scienza, per esempio due ranocchi cotti nel latte per dure ore sono buoni per la tosse, mentre dieci pidocchi, sempre bolliti nel latte, ma con abbondante sale, a digiuno, vanno bene per l'itterizia..
Di Napoli, di cui parla anche in un altra opera letteraria, Note di una Città dolente, ci racconta di un epidemia di Colera, che mieteva anche 1000 vittime al giorno, e lui si trovava a girare per tutte le case, di ricchi e di poveri, oltre che per conventi come quello delle Sepolte Vive, dove tutte le monache erano contagiate (e ci racconta anche di essere stato un fornicatore), curando con speciali preparati della Farmacia di San Gennaro.. una descrizione interessante di Napoli ad opera di un autore straniero.
Naturalmente il tributo maggiore nelle sue opere più che alla medicina va all' isola di Capri, data la sua bellezza, antichità romana e gli splendidi panorami. La sua Villa San Michele, sforzo di anni di duro lavoro come Medico, a Parigi e a Roma, è l'obiettivo principale della sua vita dove si ritira nella figura di scienziato, naturalista, medico eclettico che noi oggi ricordiamo.
fonte: Axel Munthe, La Storia di San Michele, Treves Treccani Tumminelli, MCMXXXIII.
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