domenica 5 aprile 2009

IPPOCRATE ED IL GIURAMENTO

Ippocrate (Cos, 460-380 a.C.) è considerato il Padre della Medicina occidentale. Figlio del Medico Eraclide, notizie autorevoli sulla sua esistenza si hanno da Platone ed Aristotele. Sappiamo che viaggiò molto, come del resto era uso all'epoca per le persone di cultura ed anche per i medici. Sotto il suo nome sono giunti a noi una grande quantità di opere, riunite nel Corpus Hippocraticum. Il contesto in cui visse ed operò era quello della Grecia nel V secolo a.C., dove in tante piccole poleis esistevano numerosi centri di cultura, in un ambiente però estremamente diverso da quello odierno, principalmente agricolo, naturale, con la maggior parte della popolazione contadina, piccoli commercianti, schiavi, che erano ovviamente del tutto estranei a questo fermento culturale.
In Grecia, in età classica, si sono gettate le basi di numerose Arti, Scienze, Discipline, fondamentalmente grazie a quella particolare Forma Mentis per cui si incominciò ad approcciarsi a tutti i fenomeni visibili senza darne ad ognuno una giustificazione trascendentale, divina, ma piuttosto cercando nella Natura stessa rapporti di causa ed effetto di modo da poter trovare una spiegazione razionale per ogni fenomeno sperimentale. Ippocrate, non da solo, è il simbolo della scelta anche nel mondo medico di abbandonare l’idea del divino e ricercare una causa razionale per l’origine delle malattie. L'importanza di Ippocrate non è solo quella di aver tramandato questo differente approccio, nel tempo abbandonato ma che ripreso nel Rinascimento è ancora oggi il modello di pensiero utilizzato, ma anche quello di essere stato un bravissimo medico. Infatti, se anche i mezzi dell' epoca non potevano consentirgli di conoscere la fisiopatologia e le cause delle malattie, o di stabilire una cura adatta, si adoperò moltissimo nel descrivere tutti i quadri patologici, il che gli consentì e di formulare teorie sull'origine delle malattie, e soprattutto di stabilire prognosi accurate. Questa seconda cosa, unitamente ad una grande attenzione nei confronti del paziente, del malato, della sua sofferenza, consentiva al Medico preparato di distinguersi dai tanti guaritori impostori, e di ottenere la fiducia del paziente. Il terzo grande merito di Ippocrate fu quello di affiancare ad un approccio razionale, quasi scientifico, allo studio delle malattie, una condotta etica adeguata a quella del medico. Oggi di Ippocrate infatti più che i suoi trattati di medicina ci viene tramandato il Giuramento, ancora insegnato nelle università italiane.
Il motivo sta nel fatto che una condotta morale precisa per il Medico, un determinato atteggiamento nei confronti del malato, sinteticamente riuniti nel Giuramento, erano necessari per ottenere la fiducia del malato, elemento individuato come indispensabile per la riuscita della guarigione.
Chi c'era prima di Ippocrate? con chi si confrontava? tralasciando la medicina egizia, babilonese o cinese, precedente, anche in Grecia la figura medica aveva un corrispettivo divino, Esculapio. Templi dall'aspetto solenne, atmosfera sacrale, in posizioni salubri, in un contesto mistico, in devozione ad Esculapio ed alle sue figlie, Igea e Panacea, unendo incantesimi, formule magiche, serpenti che guariscono le ferite, erano il massimo disponibile. Una malattia considerata come una iattura divina, solo col contributo divino poteva essere guarita.
Ma in Grecia nel V secolo si affermò un fermento culturale razionalista e naturalista, che coinvolse numerose figure in tutti i campi dello scibile. Circa la medicina, affianco ad Ippocrate in tanti cercavano di scoprire le Cause delle Malattie. Le due scuole di pensiero principali avevano sede nelle isole di Cnido e Cos. La seconda, la scuola di Ippocrate, ebbe maggiore successo, presumibilmente non per i differenti risultati raggiunti sulla conoscenza delle malattie, ma per un approccio diverso. Come dopo approfondiremo, Ippocrate più che della malattia è del malato che si preoccupò.
Le sue teorie sulle origini delle malattie sono oggi effettivamente stravaganti: sostanzialmente per Ippocrate esisteva una sorta di equilibrio tra gli umori dell'organismo, e quando questi si alteravano, potevano comparire le malattie.
I 4 umori sono sangue, bile gialla, bile nera (sangue rappreso), flemma (espettorato), ed ognuno di questi risale ad uno dei 4 elementi fondamentali, fuoco aria terra acqua, e, quindi le 4 qualità fondamentali, caldo, freddo, asciutto, umido.
Il variare delle stagioni (caldo umido etc) rendeva conto della differente prevalenza di malattie in periodi diversi (ex diarree d'estate, raffreddori influenza polmoniti d'inverno), cosi come della presenza in certe aree di maggiori frequenza di certi quadri. Naturalmente a queste influenze naturali si sovrapponeva, nel determinismo dell'alterazione umorale, e quindi della malattia, la costituzione della persona malata.
L'osservazione di Ippocrate era corretta, piuttosto la teoria eziopatogenetica discutibile. Ma non aveva a disposizione grandi mezzi di ricerca, e, per quanto fantasiose potessero essere le sue teorie sull'origine delle malattie, rappresentano comunque un tentativo razionale di dare spiegazione ad una malattia, basato sull'osservazione del quadro sindromico. Ripetiamo, per Ippocrate, non esiste possibilità che un fenomeno visibile, come la malattia, abbia origine o spiegazione divina. Molto significativo, a questo proposito, è il suo scritto proprio sulla Malattia Sacra (cosi era nota, all'epoca, l'Epilessia).
L'arte di Ippocrate come medico quindi non consiste tanto nell'aver spiegato l'origine delle malattie, quanto nell'aver fatto dell'osservazione, registrazione e catalogazione di segni e sintomi, quadri sindromici, la base della sua attività, tanto da aver primo lui descritto numerose malattie (Tisi, Peritoniti, Itteri, Calcoli, Gotta...). Tutto questo gli consentiva di stabilire la prognosi con buona attendibilità. Questo, unitamente ad una profonda morale medica, fece di lui e dei medici della sua scuola un nome imperituro.
La scuola di Ippocrate, inoltre, come già anticipato, ebbe grande successo per il fatto che oltre che sulle malattie, molto spazio diede al rapporto medico paziente; le terapie proposte prevedevano un connubio medico paziente, una collaborazione di quest'ultimo necessaria per ottenere la guarigione. Se infatti non si poteva identificare una causa di malattia, molto del trattamento dell'epifenomeno principale della malattia, la sofferenza, poteva (e può ancora oggi) avvalersi molto di un buon rapporto tra il medico ed il paziente. Anche in questo, e con maggiori risultati per i posteri, risulta quindi determinante l'insegnamento di Ippocrate.
Difatti, secondo Ippocrate, "Alcuni pazienti, pur consapevoli della gravita delle loro condizioni, guariscono grazie alla fiducia che nutrono nella bontà del loro medico".
Infine, per l’elevato valore morale che deve possedere un medico per esercitare, Ippocrate ritenne necessario un Giuramento per iniziare la professione. Questo contiene una serie di principi di altissimo valore morale sulla condotta del medico; in aggiunta a questi ci sono una serie di precetti cui il medico deve attenersi. Ci rendiamo conto di quanto potesse essere valido ricercare tale moralità, specialmente per il medico, e questo lo ha reso nei secoli sempre attuale. Per prima cosa notiamo che non è un giuramento davanti alla divinità, invocata invece come tradizione in senso generale a proteggere il medico (come si potrebbe forse approfondire altrove, per gli intellettuali greci la divinità era un piacevole colore delle loro attività, ma ben distante dal determinare realmente l'esito dei comuni giorni).
Tra i precetti comportamentali Ippocrate si esprime contro l'aborto, contro l'eutanasia, e contro la cura dei calcoli.
In letteratura non esiste concordia nella valutazione del Giuramento. Affianco a principi di grande valore nell'agire medico, come il non profittare di questa posizione, il garantire l'insegnamento primo dovere di ogni medico, il riservarlo a persone adatte, l'impegno contro la sofferenza, che senso hanno tre prescrizioni pratiche e non generiche come queste? non possiamo sapere il vero motivo di questa proscrizione cosi precisa. Si potrebbe ipotizzare che facessero parte di un convincimento morale di Ippocrate o più in generale della scuola di Cos, ma non riusciamo a collocarlo nel pensiero intellettuale greco del tempo. Val la pena riflettere su di un punto: le tre proscrizioni (aborto, eutanasia, cura dei calcoli) non sono discordi. Probabilmente hanno una Ratio comune. Ritornando alla situazione culturale greca, Ippocrate è stato un grande medico per varie intuizioni e soprattutto per il suo atteggiamento medico, ma non era l'unico medico, l'unica scuola ad avere adottato quella Forma Mentis nostra progenitrice. La Grecia, anche da un punto di vista intellettuale, cosi come politico, è stata caratterizzata da un notevole individualismo. E' pensabile quindi che differenti scuole avessero differenti morali. Se nell'isola di Cos era proscritta l'eutanasia, probabilmente nell'isola di Cnido era vero il contrario. Il valore di Ippocrate non sta in questa semplice proscrizione però. La Ratio comune di queste tre proscrizioni, in linea con l'orientamento della scuola di Cos, potrebbe essere più che imposizione morale di presunta origine religiosa invece la scelta di prendere le distanze da qualunque atto paramedico che potesse dare origine a sofferenza, concentrando tutti gli sforzi invece solamente verso quello che le poteva lenire. In questo senso, si comprende il motivo di astenersi da tali atti che probabilmente allora avrebbero provocato grande sofferenza (pensiamo ad un aborto artigianale senza antisepsi oppure ad una operazione di chirurgia generale come la rimozione di calcoli senza anestesia..). In questo senso, ancora una volta capiamo il motivo per cui la scuola di Ippocrate lasciò un segno profondo nell'immaginario collettivo dell'epoca, portando a noi tantissime opere postume attribuitegli, tantissime fantasiose biografie trasformandolo in un personaggio leggendario.
Per noi è il simbolo della scelta di lasciare il mondo mistico e divino e concentrarsi con la ragione sull'analisi dei fenomeni naturali, osservabili e riproducibili, ed è il nostro maestro di un approccio medico paziente fondato non solo sula cura della malattia ma prima di tutto del paziente, sull'alleviamento della sofferenza, su una profondissima etica medica assolutamente necessaria dato il momento di forte bisogno del paziente, e per offrirgli le migliori cure, e per garantirgli la professionalità.
Una impronta indelebile nella storia della medicina, attualissimo sia per il suo approccio scientifico che per il contenuto morale.

Dei tanti scritti giuntici col suo nome, alcuni realmente attribuitigli, altri più probabilmente plagi di successori, uno dei più interessanti è proprio quello Sulla Malattia Sacra, di cui riportiamo le prime righe:
"Intorno alla cosiddetta malattia sacra le cose stanno come segue: [sotto nessun riguardo mi sembra essere piu divina delle altre malattie ne piu sacra; ma una natura ha anche il resto dei morbi, da cui essi risultano, ed una natura ha essa ed una causa;] gli uomini la considerano un fatto divino per mancanza di risorse e per il suo carattere sorprendente, in quanto in niente rassomiglia ad altri morbi. e nella loro mancanza di risorse a conoscerla, si salva questo fattore divino, ma nel modo pieno di risorse del trattamento con cui la curano, esso si viene a perdere, [in quanto la curano con purificazioni ed incantamenti]. se poi per il suo elemento sorprendente si considererà divina, molti saranno i morbi sacri per questo motivo, chè, come io mostrerò, altri morbi non sono meno sorprendenti nè meno stupefacenti, i quali nessuno considera essere sacri...."
anche affascinante è un altro passo, dello stesso libro, sulla descrizione di un quadro patologico:
"la degenerazione del cervello sopravviene per via del flegma e della bile. li riconoscerai entrambi così: quelli che impazziscono per il flegma sono tranquilli e non gridatori nè turbatori, mentre quelli per via della bile, urlatori, perversi e non pacifici, ma che sempre compiono qualcosa di inopportuno. nel caso che dunque la pazzia sia continua, queste sono le ragioni. nel caso che terrori e paure si presentino, è per via d'uno spostamento del cervello; si sposta quando si riscalda, e si riscalda per via della bile..."

Bibliografia:
Sherwin B. Nuland Storia della Medicina ed. Oscar Mondadori
Ippocrate Testi di Medicina Greca ed. BUR
G.Monaco M.Casertano G.Nuzzo L'Attività letteraria nell'antica Grecia ed. Palumbo
M.Casertano G.Nuzzo La Produzione letteraria nell'antica Grecia ed. Palumbo
Wikipedia

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